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Nell’archivio parrocchiale non si trova menzione della data esatta della sua costruzione, ma è sicuramente verso la fine del ‘700 che venne sacrificato il lato sinistro del portico della pieve di San Matteo ed in sua vece, fu eretta, la "cappella" che, a distanza di due secoli, la Soprintendenza ai Monumenti di Firenze ha ripristinato e restaurato.
L’interno dell’oratorio è semplice e spoglio. Il soffitto è a volta a crociera divisa in tre campate. Il pavimento è in cotto grezzo tagliato da una fascia laterale in pietra, costruito su tre ampi vani che fungevano da sepolcreto soprattutto per i meno abbienti.
L’altare si erige su due gradini di pietra e il postergale, accessorio ecclesiale di forma rinascimentale in stucco istoriato, sorregge una tela di ignoto (presumibilmente risalente al 1700) che raffigura la Vergine col Bambino tra Santi.
Sulla parte sinistra del presbiterio sono incassati due piccoli tabernacoli in pietra del 1730.
Una piccola tela di ignoto Toscano del XVII sec., raffigurante la visita di Maria Vergine a S.Elisabetta, pende dalla parete destra della piccola navata.
Dal 1979 sul lato sinistro del piccolo presbiterio è collocato l’ambone dedicato a Giovanni Paolo II, opera in cotto e pietra serena dello scultore V. Melani (foto 1).
Risale al 1978 il "Cristo Patiens della Montagna" opera scultorea in cotto dello stesso artista pistoiese, collocato sul lato destro dell'altare (foto 2).

Tratto dal libro "San Mommè una storia" di Don Antonio Turchi.
l'ambone dedicato a Giovanni Paolo II
foto 1
il Cristo della Montagna
foto 2