La scuola organaria pistoiese è stata considerata importantissima fino agli inizi del '900, quando la sua fama si offuscò... così rimase fino al 1971, quando con il restauro dell'organo Tronci del 1868 di San Niccolò Agliana fece riemergere la bontà e l'unicità della scuola pistoiese. L'organo che si trova nella chiesa è un Agati - Tronci, risalente alla fine del XIX secolo con 56 tasti manuali, 16 tasti alla pedaliera, 16 registri ed una serie di altri accessori. Lo strumento presenta tutte le caratteristiche dell'epoca e richiama come tipologia ed impostazione fonica quello di Corsanico (Lucca) ma, mentre quest'ultimo è molto più grande e presenta materiale proveniente da organi precedenti, il nostro strumento è straordinariamente unitario, opera di un'unica mano e testimonia l'alto livello qualitativo dell'arte organaria pistoiese. Vedendolo smontato se ne può ammirare l'accuratezza della fabbricazione dell'impianto, specialmente nel somiere e la ricercatezza della fattura delle canne. Questo organo sostituì, non sappiamo precisamente quando, un organo di Filippo (II) Tronci, inaugurato nel 1823, di cui si da notizia nella "Gazzetta di Firenze" del 22 novembre e che, dalla breve descrizione ivi pubblicata, appare come uno strumento molto diverso dal nostro e, soprattutto, assai più grande, dotato di ben 30 registri. L'attuale fu rimosso nel 1967 dalla parete di controfacciata per evitarne il crollo, date le precarie condizioni di una delle mensole lignee che sostenevano la cantoria. Negli anni sessanta molti organi posti sulle pareti di controfacciata delle chiese hanno subito lo stesso destino, per permettere alla navata di prendere luce dalla finestra che in genere era stata occlusa dallo strumento. A San Mommè la decisione, assunta per più onorevoli ragioni, ha purtroppo portato alla definitiva distruzione della cantoria, ma ha salvato l'organo, anche se la nuova collocazione, sulla parete opposta, nel vano destinato al coro dietro l'altare maggiore, ne mortificava la resa sonora e lo ha reso a lungo inservibile. La fattiva determinazione del parroco Don Antonio Turchi, sostenuto dalla Pro Loco e da tutta la comunità parrocchiale, ha fatto sì che a partire dal 1996 si trovassero le risorse (donazioni sollecitate e reperite in loco più un sostanzioso intervento della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e della Conferenza Episcopale Italiana) per iniziare il restauro dello strumento e, contestualmente, della nuova cantoria interamente pagata dalla popolazione e realizzata anch'essa in legno per accogliere di nuovo l'organo nella sua sede originaria. La cassa, anch'essa fortunatamente integra, di legno verniciato bianco e con decorazioni dorate, è di semplice forma quadrangolare, con il fronte, da cui si affacciano le canne, scandito da quattro lesene con capitelli dorati; fogliami intagliati e dorati raccordano gli angoli in alto tra le lesene e alcuni fregi dorati sono dipinti nelle parte inferiore del fronte ove si apre il vano destinato all'organista; la cassa è stata interamente restaurata dagli abitanti del luogo con un lavoro paziente e certosino (foto 1, 2, 3, 4, 5, 6). Il restauro del tardo, ma non per questo meno prezioso strumento fu affidato inizialmente alla ditta Ghilardi di Lucca, che ha restaurato il somiere, la meccanica, la manticeria e le canne di legno. Alla ditta Ghilardi è poi subentrato nel 2004 l'organaro giapponese Hiroshi Tsuji (foto 7) che ha ricostruito il materiale fonico scomparso (tutto il registro del Corno Inglese, una fila di Ripieno e alcune Trombe), ha restaurato le canne metalliche rotte o deformate, ha rimontato tutto il materiale fonico esistente accordandolo ed intonandolo (foto 8).
Tratto da un articolo di Francesca Nannelli e Umberto Pineschi.
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foto 1 |
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foto 2 |
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foto 3 |
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foto 4 |
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foto 5 |
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foto 6 |
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foto 7 |
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foto 8 |
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