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L’oratorio di Pian di Ripalta nasce prima dell’anno 1000 a Savaiana dove in quegli anni i Longobardi stabiliscono il primo nucleo abitato di San Mommè. In origine è soltanto una piccolissima costruzione che a mala pena riesce a contenere un’immagine di San Mamante. Viene ingrandito non di molto ma sufficientemente per poter ospitare qualche fedele nel 1200 da un certo Michele di Ricevuto, ricco mercante della zona. Alla fine del 1600 viene ingrandito ulteriormente e l’oratorio viene dedicato alla Beata Vergine e denominato di "Santa Maria in Savaiana" o della "Beata Vergine di Ripalta", viene costruito anche un campanile (che però deve aspettare fino al 1859 per avere due campane degne di questo nome) (foto 4). Nel 1700 viene costruito davanti all’ingresso un porticato, viene eretto al suo interno un altare, una balaustra in pietra, una volta di ispirazione rinascimentale, vengono portate delle panche, un’acquasantiera, un candeliere e viene installata una robusta porta in noce (foto 1). Col passare del tempo a causa dell’antichità di costruzione e della mancanza di adeguate e tempestive riparazioni l’oratorio subisce un lento ma costante processo di decadimento che lo porterà al limite del crollo fin quando, nel 1970, l’architetto Francesco Guerrieri della Soprintendenza ai Monumenti ne cura l’opera di restauro che riporta all’antico splendore tutta la struttura (foto 2).
All’interno dell’oratorio si nota un altare in pietra rivestito con mosaici in marmo del ‘600, una tela con santi e riquadro raffigurante la Vergine col Bambino di autore ignoto anch’esso del ‘600 e due quadri, uno del Prof. Del Moro e l’altro di Uliviero Ulivieri (1952).
La piccola sagrestia coperta con una bella volta a crociera evidenzia un caminetto in pietra del ‘700 che prima si trovava in una stanza sovrastante adibita a dimora dei sacerdoti, che in seguito ad un crollo non fu mai ricostruita anche per poter permettere una maggiore visibilità al pregevole campanile di orma secentesca.

Tratto dal libro "San Mommè una storia" di Don Antonio Turchi.
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4