Home Page
   
ORIGINI E TAPPE DI UNA REALIZZAZIONE UNICA
IL CAMPO DI CALCETTO DI SAN MOMMÈ

Tutte le volte che era possibile i cross andavamo a farli da sopra al "grotto": si effettuavano, senza grandi sforzi, traversoni tesi da far invidia a quelli di Beckham.
Nel campo di calcio della nostra infanzia il grotto era indubbiamente l’irregolarità più significativa. Ma c’era dell’altro: la pendenza costante del terreno a... schiena d’asino, la forma trapezoidale del... rettangolo di gioco, il palo dell’Enel a segnalare la linea di metà campo, le buche a macchia di leopardo ecc...
Eppure quel campetto ha visto sbocciare fior di talenti che solo per importanti diverse vocazioni (i trasporti, la medicina, la protezione civile, le nuove tecnologie, la gestione d’impresa ecc.) e nell’interesse del paese (nel senso dell’Italia) non hanno intrapreso brillanti carriere nel calcio internazionale! In quel campo le sfide paesani-villeggianti, a sancire una diversità quasi razziale, animavano le nostre estati prima, durante e dopo l’evento calcistico. Le vittorie, tra l’altro, aiutavano anche con le ragazze.
Già negli anni precedenti, ai tempi dei nostri genitori, a S.Mommè si parlava del campo di calcio e dell’esigenza di dotare il paese di una struttura idonea ad accogliere la numerosa e variegata truppa dei fanatici del pallone. Ma, quando per un motivo quando per l’altro, la volontà di trasferire il campo in un luogo più idoneo non si era mai tradotta in fatti (e nella vita sono normalmente loro, i fatti, a contare).
Per la verità un "trasloco" si era poi verificato: dal campo inclinato sopra la strada al campo inclinato sotto la strada. Senza grossi vantaggi. Infatti, ancorchè meno pendente, il nuovo campetto era più piccolo del precedente e, nel periodo iniziale, aveva in un angolo la struttura in legno del bancone servivivande del Festival dell’Unità (dal quale, tra l’altro, era impossibile fare i cross).
Ci sono voluti un paio d’anni per prendere la decisione, prima politica poi calcistica, di eliminare tale struttura. Anche in quel campetto, comunque, le gesta calcistiche si sono sprecate: dalle partitelle pomeridiane, stile finale Coppa dei Campioni, alle battaglie notturne del torneo di calcetto tra i rioni del paese (con un pathos più o meno equivalente a quello del Palio di Siena).
Ciò nonostante il bisogno di un impianto serio continuava, negli anni, a farsi sentire e, di tanto in tanto, nel paese si innescava il dibattito su come procedere alla realizzazione, ancora senza alcun esito concreto. Tutto questo sino a quando, nell’estate del 1995, si diffuse la voce secondo cui sembrava si volesse realizzare nel disgraziato campetto sotto strada un bellissimo parcheggio per i turisti tedeschi ed olandesi...
La notizia scatenò, finalmente, le energie del paese e fu allora che l’avventura ebbe inizio: alla fine di quell’anno, in novembre, un gruppo di volontari avviò i lavori per la realizzazione di quello che sarebbe diventato il Campo di Calcio di S.Mommè atteso da generazioni di appassionati dello sport più bello del mondo (e scusate se non sono obiettivo!).
Il dettaglio cronologico dei lavori non è certamente essenziale per la breve storia che stiamo ricostruendo: è però giusto ricordare che ci sono voluti ben sei anni per completare l’opera, dalla realizzazione del primo muro di contenimento sotto il campo (adesso non più visibile) sino al rifacimento di quello a blocchi in corrispondenza del palco del teatro all’aperto. Che impresa!
Tra questi due momenti si è proceduto all’allargamento del piano del campo ed al suo riempimento con la terra, alla costruzione del muro in pietra sotto la strada ed alla realizzazione del sistema di drenaggio, alla costruzione delle gradinate in corrispondenza del muro del parcheggio e dello scivolo di accesso al campo, al consolidamento mediante blocchi della scarpata sotto il campo, alla realizzazione degli impianti di illuminazione e di irrigazione, alla costruzione, installazione e trattamento di tutte le staccionate di protezione in legno, alla sistemazione dei pali e dei fari per l’illuminazione ecc... Niente male, eh?
Il progetto, sviluppatosi prevalentemente nei fine settimana, ha visto impegnate con una certa continuità una decina di persone alle quali si sono affiancati, di tanto in tanto, altri volontari nei momenti di più intensa attività realizzativa. Il gruppo ha lavorato a meraviglia con la massima partecipazione e la più ampia condivisione dell’obiettivo: un team veramente affiatato che avrebbe potuto affrontare anche sfide più impegnative (con l’unico vincolo del materiale da usare: unicamente la pietra! Tranne rarissime eccezioni).
Inutile citare qui gli sforzi fisici compiuti (quanti "ballini" di cemento sono finiti con la sabbia nella betoniera e quante pietre, grandi e piccole, hanno trovato la loro collocazione nelle varie pareti erette!), le numerose difficoltà tecniche affrontate (come spezzare e profilare le pietre per i muri oppure come calare i pali altissimi dell’illuminazione dentro gli alloggiamenti predisposti, senza farli cadere sulla testa di qualcuno).
Ed ancora ricordare i momenti di crisi superati (''Ma perché dobbiamo tappezzare con centinaia di blocchi la scarpata sotto il campo se non è indispensabile?''), le parti meglio riuscite (ad esempio la bellissima scarpata a blocchetti a fianco della discesa lato Hotel Arcobaleno), quelle riuscite peggio (il muro a blocchi realizzato al posto di quello crollato "nottetempo"...) e quanto altro è accaduto nel corso di questi anni impegnativi di attività.
Accanto ai volontari che si sono impegnati in questa iniziativa nel corso di vari anni sotto l’egida della Pro Loco di S.Mommè, all’opera ha contribuito il Comune di Pistoia mettendo a disposizione una parte rilevante dei fondi indispensabili per l’acquisto dei materiali e fornendo, nel corso della realizzazione, un’assistenza importante, pur nelle difficoltà di bilancio. Mi pare un buon esempio di integrazione tra iniziativa di volontari ed operato della pubblica amministrazione!
Per sottolineare la qualità del lavoro compiuto è sufficiente indicare il campo: il risultato! Lì, in quei circa 300 metri quadri, c’è il sudore di un gruppo di persone che ha portato a compimento un’opera importante che rimarrà a disposizione del paese anche per le generazioni future. E di questo c’è da essere orgogliosi (tra l’altro qualcuno sostiene che le pareti in pietra del campo si vedano, con il cielo sereno, dalla luna... come accade per la Muraglia Cinese)!
Questa breve storia ci spiega probabilmente perchè il Campo di Calcio di S.Mommè ha, per molti di noi, un valore unico. E non è un caso che l’abbiamo voluto dedicare alla memoria di Alessandro Bargellini: lui certamente lo vede, da lassù.

Testo di Piero Lombardi.
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
foto 5
foto 6
foto 7
foto 8
foto 9
foto 10
foto 11
foto 12
Passione di San Mamante, bassorilievo di Vanni Melani
foto 13